Le segnalazioni delle Aziende Apistiche sulla mancata o ridotta produzione di millefiori primaverili e di acacia, sulla necessità di nutrizioni di soccorso e la preoccupazione per il continuo della stagione hanno portato a indire un tavolo tecnico di confronto con le Associazioni di Categoria e Centri Assistenza Agricola Cia, Coldiretti e Terra Viva. Tutti hanno espresso preoccupazione per la crisi del settore, impegnandosi a sostenere le istanze dell’apicoltura produttiva al prossimo Tavolo Verde con Regione Liguria. In secondo luogo è stata concordata con la nostra Associazione Nazionale di riferimento UNAAPI, con l’Associazione Professionisti AAPI e con la cooperativa CONAPI, che in Liguria ha diverse aziende rappresentate da una OP territoriale, una comunicazione indirizzata ad Alessandro Piana, Assessore all’Agricoltura e Vicepresidente del Consiglio Regionale, a tutti i membri della III Commissione Permanente Agricoltura, ai funzionari di riferimento dell’Ispettorato Agrario e del Settore Politiche Agricole della Regione.
Si riporta versione estesa della comunicazione e lettera ufficiale inviata via pec e via mail
Premessa:
Il tessuto apistico ligure è formato da migliaia di apicoltori: il censimento dell’anagrafe apistica al 31 dicembre 2022 riporta 2.984 codici, di cui 2.006 per autoconsumo, e quasi 30.000 tra alveari e nuclei, ma sono le aziende professionali (978) che detengono circa il 70% del patrimonio apistico; per quanto l’apicoltura tutta abbia in generale un importante ruolo ambientale è evidente che la parte produttiva sia fondamentale per la presenza e il mantenimento delle famiglie di impollinatori.
Molte delle fioriture primaverili hanno riportato sofferenza dalla siccità dello scorso anno, impedendo il raccolto (a titolo di esempio, nella zona di Imperia totale assenza sia di miele di erica sia di millefiori primaverile), anche la fioritura dell’acacia, che sembrava iniziata sotto i migliori auspici, ha subito le forti piogge delle scorse settimane e il ritorno di freddo, causando in alcune zone l’azzeramento del miele raccolto fino a quel momento, mangiato dalle api, e in altre addirittura la necessità di ricorrere a nutrizioni di soccorso o spostamenti di emergenza per cercare di portare le famiglie su pascoli che, anche rinunciando al raccolto, permettessero alle api quantomeno di nutrirsi autonomamente.
Le nutrizioni di soccorso, con sciroppo di zucchero 1:1 si effettuano per tentare di mantenere in vita la famiglia, ma, in assenza di tutti gli elementi nutritivi presenti nel nettare, non garantiscono una buona fitness delle colonie. Lo sviluppo da uovo a insetto adulto si svolge nell’arco di 3 settimane e se in questo lasso di tempo la covata non riceve i nutrienti necessari le api che andranno a bottinare 2 mesi dopo non saranno abbastanza performanti da sostenere adeguatamente il lavoro di bottinatura e la colonia.
Il raccolto primaverile è stato tendenzialmente scarso (circa il 10-15% del raccolto di un’annata normale) e a macchia di leopardo su tutta la Regione.
Date le condizioni siamo pessimisti anche sui raccolti estivi, in particolare sul castagno: sia per la possibilità che le famiglie non siano abbastanza forti per raccogliere sia perché i castagneti della regione sono anch’essi in crisi, senza manutenzione adeguata sono destinati a essere sostituiti da altre essenze arboree e sebbene il Cinipide galligeno abbia raggiunto un equilibrio con l’antagonista si assiste a ritorni di fiamma di forti infestazione sul territorio.
Analogo discorso sul benessere delle famiglie e sul raccolto di scorte adeguate vale per la fine estate/autunno, le api nate in quel periodo sono quelle che dovranno vivere fino a sei mesi durante il periodo invernale (che normalmente affrontano in glomere, una sorta di letargo, in assenza di covata), gli inverni miti impediscono questa pausa necessaria, aumentando il consumo di scorte e portando al rischio di perdita delle famiglie: è ormai uso comune fornire candito per supportare le api e portarne quante più possibile alla primavera.
La crisi climatica colpisce da diverse stagioni il settore, sia con stravolgimenti stagionali sia con eventi estremi, la crisi economica e il sensibile aumento dei prezzi colpisce le aziende apistiche tanto quanto gli altri settori zootecnici e produttivi. Le aziende apistiche sono in forte sofferenza, il rischio è che nei prossimi anni non sopravvivano, togliendo un fondamentale presidio sul territorio e aggiungendo inoccupati, talvolta anche di una certa età, specializzati in un settore produttivo che se non verrà sostenuto è destinato a scomparire.
Molte aziende apistiche basano il loro reddito non solo sulla raccolta del miele, ma su tutti i prodotti dell’alveare (polline, propoli, pappa reale) e sulla produzione di nuclei e regine, anche in questo caso si assiste a un notevole impatto negativo.
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Se aggiungiamo a queste premesse già di per sé allarmanti l’espansione di Vespa velutina e Vespa orientalis e i gravi problemi di alterazione del mercato del miele è chiaro come le Aziende non possano affrontare questa crisi senza l’aiuto delle istituzioni preposte.
Le Richieste:
- Valutare e concertare la richiesta di calamità per la stagione apistica 2023
- Apertura urgente della misura ACA 18 del Piano Strategico Nazionale PAC 2023-2027 “Impegni per l’apicoltura”, auspicabile il coinvolgimento delle rappresentanze apistiche.
- Considerare il settore apistico alla stregua di qualsiasi altro settore zootecnico e agricolo, seppur tenendo conto delle specifiche caratteristiche tecniche: non può e non deve più accadere che le aziende siano escluse da ristori come nel caso della misura 22 del PSR, tanto più se era stato assicurato ai CAA e di conseguenza agli operatori, che le domande sarebbero state accolte.
- Tempi certi e comunicazioni chiare per i pagamenti PSR, Pac e aiuti regionali, statali ed europei
- Prevedere una riformulazione del Bando Reg UE 2115/2021 per le prossime annualità, favorendo i sostegni sui co-finanziamenti primariamente alle aziende, garantendo a tutti gli operatori, professionali o per autoconsumo, l’accesso all’acquisto dei presidi sanitari necessari e comunque obbligatori secondo le linee guida annuali rilasciate da IZS Venezie e puntando su formazione e assistenza tecnica per l’aggiornamento puntuale di tutti gli operatori.
Una delle caratteristiche dell’apicoltura è che in caso di trattamenti anti varroa saltati o inefficaci si assiste al fenomeno della reinfestazione, la varroa non è un problema del singolo apicoltore ma di tutti gli apiari nelle vicinanze, da qui l’importanza di una formazione costante di alto livello.
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